Bristol's Pie: The Reunion

Girl, Maison Leroux

« Older   Newer »
  Share  
bleach#
CAT_IMG Posted on 8/12/2013, 15:46




Sì, direi di sì: ti fidi? Ma dai, ti pare? No, tranquilla. N-no.. no, non la prendo la macchina, come potrei? Sono sicurissimo, vengo io. Faccio due passi, ormai ne sono in gra… ok. D’accordo, certo. Alle sedici e trenta va bene? Va bene, ci vediamo fra qualche ora. A più tar… sì, a più tardi.


Il buon giorno si vede dal coma? Cazzata. Cazzata tale e quale al buon giorno che si vede dal mattino. Dopo il lungo sonno forzato sul quale ho oscillato fra vita e morte, al risveglio, non ho trovato ad aspettarmi novità liete. Tutto è rimasto così come l’avevo lasciato prima della rissa: non imballato, ma polveroso, marcito, scaduto.
La routine, paziente guerrigliera, è rimasta in sonnolenta attesa e ne sto riprendendo le redini per dolenti gradi. Non mi da tregua, ha già ricominciato con i suoi spietati morsi metallici, ma io faccio quel che posso e, insomma, mi arrangio. Esercizio fisico, calibrate interazioni sociali, lavoro, sesso quanto basta e mi sento goffo, ma sono rimasto ingordo, quindi non basta mai. Questa, la scarna lista dei miei tristi recuperi del principiante resettato. Ora che vivo nuovamente da solo qui a Bristol, il peso morale si alleggerito in modo inversamente proporzionale a quello inflitto dalle responsabilità che quel londinese ritorno all’infanzia gestiva al mio posto. Le stampelle sono diventate quasi un optional, ma ancora fatico a deambulare, soprattutto se fuori casa. Qui, fra queste quattro mura color cognac, sono perennemente seduto alla scrivania. Sottoposto d’una compagnia teatrale che gestisce un mio ex-collega, sono nuovamente alle prese con un numero esorbitante di sceneggiature che si intrecciano inducendomi sul filo della bestemmia, ma mantenendomi distratto dalla rabbia logorante che ancora non ho totalmente smaltito. Conclusa la pagina tredici dell’operato odierno, mi preparo zoppicano fra bagno e camera da letto: la piccola, ingenua Leroux è venuta a trovarmi tante di quelle volte da farmi perdere il conto ed io, oltre che invogliato dalla sua setosa compagnia, ho deciso di ricambiare il favore spostandomi e dimostrandole che bravo bimbo sono: percorrerò il tratto di strada che ci divide a cigolanti falcate e.. beh, non sei fiera di me, Judie cara? Infantilismi a parte, stavolta sono riuscito a costellarmi i tratti di soli quattro tagli da rasatura che timidamente sanguinano sotto lo zigomo, sul mento, e su entrambe le guance scavate. Il dopobarba brucia come l’Inferno ed i capelli non sono mai stati tanto indomabili. Una volta infilata la testa nello scollo a V del maglione bordeaux, con la mano libera mi ravvio la chioma leonina all’indietro per poi inforcare gli occhiali e scuotere il capo al mio riflesso. Quel lato femmineo di me che mai è stato abbastanza latente, affiora giudicatore per poi spintonarmi insoddisfatto sino alla porta d’ingresso.
All’uscita dell’ascensore, ecco che m’imbatto in uno spiacevole incontro.
"Humphrey, ti vedo meglio! Che ci fai in circolazione?"
C. Coleman: vecchio giornalista fallito, famoso per i suoi articoli ad alto tasso omofobo. Potessi gli sputerei, anzi, tramite mezzi più subliminali ed eleganti, farei spuntare un edimburghese a caso da dietro le mie spalle debilitate con un lucente succhiotto sul pomo d’Adamo solitamente pallido e smunto. Sottolineerei l’ovvio e cioè che gliel’ho inferto io. Forse, poi, sputerei comunque nell’occhio di quell’uomo. Destro o sinistro non fa differenza.
-Ha presente Mark Renton, il tossico scozzese? Ecco, sto andando a farmi scopare duro. Sa, l’astinenza è una brutta bestia.-
Questo è ciò che vorrei rispondergli.
-Due passi, una sigaretta… nulla di trascendentale, però sono di fretta. Mi scusi e stia bene, eh!-
Questo, ciò che ahimé ho dovuto rispondergli. Un ghigno molto più tirato di quando sapevo armeggiare il mio stesso aplombe gli viene rapidamente rivolto affinché non capisca che lo aborro, poi passo oltre con incedere cauto ed esco. Il vento tagliente fa formicolare le ferite ancora fresche sul viso spigoloso, tanto che lo rivolgo d’improvviso all’asfalto. Squallido, lercio, sporco dello stesso grigio che mi riempie le iridi.
L’idea di circolare fra la gente mi arreca ancora non poco disagio, ma chiudendomi nel giubbotto mi illudo d’essere immune allo schifo umano che cola viscoso sulle strade. Strade fortunatamente desolate, lungo le quali sento il vociare lontano di probabili studenti del Roundview. Probabili studenti ai quali, forse, ho insegnato persino io.
It’s such…
-…a good vibrations!-
Passo di fronte ad un negozio d’abbigliamento per teenagers e, come la prassi vuole, la musica che lo riempie, fuoriesce e mi si infiltra fra le sinapsi. Non resisto e do adito al mio vizio.
-It’s such a sweet sensation!-
Cantando in un falsetto sussurrato, procedo tristemente esaltato dal pezzo di Mark Wahlberg aka Marky Mark. Questo pezzo è una sorta di persecuzione, sì.
-Yo it's about that time to bring forth the rhythm and the rhyme…-
Non ancora in grado di rollare il tabacco trinciato in pochi secondi, estraggo dalla tasca una Lucky Strike ed aspiro avido con il pugno destro ben stretto alla gruccia. Questo senza mai smettere di mormorare quella sorta di rap arrangiato e tamarro.
-…Bringing this to the entire nation black, white, red, brown. Feel the vibration…-
Totalmente lungi dal concetto di tempo, mi rendo conto che ho acceso la sigaretta troppo tardi solo sbattendo il muso contro il portone del palazzo dove vive la francesina. Faccio schioccare la lingua sul palato in segno di seccatura, poi spengo la brace del cancro in cartina contro una colonna. I numeri rocamboleschi grazie ai quali riuscivo a giustiziare la mia fumosa ossessione addosso alla suola dell’anfibio sono ancora lontani dalle mie capacità attuali.
-Donnie D break it down, Donnie D's on the back up. Drug free so put the cr-…-
Cerco il citofono sull’onda del motivetto, quando mi imbatto in una signora decisamente troppo imbellettata e decisamente troppo gentile. Chiudo la bocca in un ghigno vago e velatamente colpevole mentre lei, con un risolino, mi fa passare fra languore e compassione. Le rivolgo un tacito cenno grato, poi “fuggo” profondamente sollevato dal non dover macinare altri metri per raggiungere la dimora della Parigi in miniatura.
Eccomi e dunque suono. Ti aspetto.
 
Top
Judie#
CAT_IMG Posted on 8/12/2013, 22:05




- BARBARA?! Ti rendi conto di quello che hai combinato? -
- No, signorina Leroux. -
- Il vaso con i tulipani non si trovava al centro del tavolo, ma leggermente spostato verso sinistra. E deve sempre trovarsi al centro. Sopra il centrotavola. Capisci? CAPISCI?! -


Certo, che non capiva. Non era lei quella che aveva un appuntamento che tra sole cinque ore con il proprio omonimo. Non era lei quella che vedeva la sua casa perennemente imperfetta, sporca e disordinata nonostante l'enorme lavoro di ripulitura complessiva. Non era lei quella che doveva ancora decidere il vestito da indossare, i piatti da cucinare, i gioielli e gli accessori da aggiungere per rendersi più bella e gradevole possibile.
No, non era lei. Barbara avrebbe concluso il suo lavoro per le dodici in punto e la sua più grande preoccupazione, nel tornare a casa, sarebbe stata quella di riuscire a trovare parcheggio vicino al suo abitacolo. Poi avrebbe passato il resto della giornata sul divano a guardare la sua telenovela preferita. Io, invece, sono tre giorni che mi agito, rispondo male a chiunque mi capiti a tiro e sono... tremendamente isterica, sì. Ok, ammetto di aver esagerato e di aver alzato un po' troppo i toni con Barbara, ma cavolo, perché non ha ancora imparato a mettere il vaso di fiori nel punto che ho sempre desiderato? Non voglio fare brutte figure con Jude e di certo, vedendo un vaso fuori posto, potrebbe pensare che non sono una ragazza seria, che sono caotica e disordinata e che non sono capace a prendermi cura di altri esseri viventi.
Dunque, dopo averle fatto svolgere le sue mansioni, l'ho mandata via ritornando nella mia nuvoletta di solitudine e paranoie.

Non è una questione di apparenza, lo so bene. Non voglio neanche mostrarmi per quello che non sono, né rendere incredibilmente superficiale quest'incontro. Il fatto è che ci tengo. Ci tengo e sono quindi maniacale e pretendo che tutto vada bene, che il mio Jude si possa sentire a suo agio e che io... possa essere alla sua altezza. Ho già subito un fallimento in gioventù, questa volta non mi posso permettere di sbagliare in nessun modo o mi mangerò le mani per il resto della mia vita. Non sono mai stata una femme fatale, né una provocatrice, quindi so già di partire da una posizione di netto svantaggio.
Sono agitata. Ho la sensazione di poter combinare un disastro. Temo di essere inadeguata.

***


Nel momento in cui il campanello della porta ha cominciato a suonare, il mio piedino bagnato è appena uscito dalla doccia per posarsi sul tappetino del bagno. Ebbene: sono le quattro e mezza e non sono ancora pronta. Ho perso svariato tempo per la scelta del vestito, mi sono concessa una doccia filosofica e ho completamente perso la cognizione del tempo.
- Uoddiu! - mormoro a denti stretti gettando a terra l'accappatoio bagnato cominciando ad asciugarmi il corpo il più rapidamente possibile. Fortunatamente i capelli sono già sistemati: i boccoli cascano morbidi fin sotto le spalle, precedentemente sistemati grazie all'ausilio della piastra. Lo smalto ai piedi e alle dita c'è. Il vestito pure. Ora devo soltanto indossare tutto nel giro di qualche secondo.

Panico.

- ARRIVOOOOO! - urlo acciuffando al volo la biancheria. Entro nell'abito, indosso le decoltè, mi cospargo di un litro o poco più di Chanel, sistemo i capelli, mi guardo allo specchio, mi trucco al volo sbavando il mascara, ripulisco, ripasso, metto un rossetto decisamente troppo provocante per la mia persona e faccio schioccare le labbra, sistemo le pieghe dell'abito, controllo che tutto sia sotto controllo e mi scapicollo per raggiungere la porta. Fortunatamente non mi so truccare, quindi tutto quello che ho messo è stato solo un po' di matita, un rossetto e un mascara. Fortunatamente i capelli li avevo già sistemati prima. Sfortunatamente ho dimenticato di indossare il reggiseno.
- UN SECONDO! - urlo in preda alla disperazione.
Raggiungo nuovamente il bagno, sfilo le spalline, indosso il reggiseno e ricomincio a correre rischiando una slogatura di caviglia a causa del mio tacco dodici. Ah, già, non ve l'ho detto: l'abito che indosso è da cocktail. Lungo fin sopra le ginocchia, nero e merlettato, con una scollatura a cuore e un nastrino attorno alla vita. In una sola parola: assolutamente lontano dal mio stile. Inconsapevolmente, è capace di rendermi più provocante di quello che sono veramente ed è proprio questo l'effetto che voglio ottenere, perché sono stufa di essere scambiata ancora per una minorenne.

Con un saltello raggiungo la porta. Respiro forte, controllo dallo specchio sul retro di essere completamente apposto e cerco di regolarizzare il respiro. Calma, è solo un incontro. Lo supererai egregiamente.
Faccio scattare la maniglia.
- Jude! - sorrido istintivamente verso di lui aprendo le braccia e avvicinandomi a lui per baciargli le guance - Perdonami per averti fatto aspettare. Ho indossato... la prima cosa che ho trovato. - affermo con assoluta certezza dopo aver passato due ore e trentotto minuti di fronte all'armadio provando diversi cambi di look.
L'obiettivo è uno solo: assomigliare a Brigitte, la protagonista rubacuori della telenovela di Barbara. Di conseguenza, con assoluta nonchalance, appoggio il braccio destro sul muro e il sinistro lo lascio scendere lungo il corpo, certissima di aver assunto una posizione particolarmente sexy, anche se, molto probabilmente, assomiglio ad un barboncino su due zampe.
- Prego, accomodati. - aggiungo cambiando improvvisamente posizione e facendogli spazio per potergli permettere di entrare - Fa come se fossi a casa tua. Il cappotto... puoi darlo a me, grazie. -
Quindi, come da manuale, in attesa del giaccone, strizzo l'occhio verso di lui. In realtà lo sto tenendo chiuso da diversi secondi. Non so quanto debba star chiuso.
Che faccio, lo riapro?
 
Top
bleach#
CAT_IMG Posted on 19/12/2013, 18:25




Aspettative:
Nell'angosciante e denso grigiore albionico, si è incastonato un frammento di pura Francia. La delicatezza d'una Parigi altolocata, racchiusa fra le accoglienti mura di questo appartamento. Vigono perfezione e cura minuziosa dei dettagli tutt'intorno al nucleo ospite della padrona di casa. Fresca, radiosa, dalla bellezza chep sa di infanzia, veste fiori e svolazzanti stoffe pregiate, bambine. Velatamente truccata di nuda ingenuità naturale, mi sorride ed invita a mettere su delle pattine. Mai infrangere la regola dell'igiene: tutto brilla ed una fragranza agrumata riempie le stanze senza nauseare chi le occupa. Non mi stupisce scporire Judie una maniaca del pulito, perciò cauto la assecondo nella sua profumata mania e, tramite comiche falcate, mi permetto d'accomodarmi.
Realtà:
Sebbene un sommario e rapido calcolo mi permetta di riscontrare alcuni fra i particolari precedentemente figurati, la scena offertami è piuttosto diversa. Ad accogliere il sottoscritto è senza dubbio alcuno la Raffinatezza su toniche gambe, ma quella puerizia fiabesca sulla quale ho fantasticato in memoria dei precedenti incontri è stata celata sotto una maschera matura come un frutto proibito. Miss Classe innata, mantiene immutato il suo portamento, ma il suo stile è diverso: indossa un abito aderente che le calza come un guanto lasciando meno spazio all'immaginazione. Un abito elegante, ma ardito comebun commento sagace, che punge sul vivo seppur con grazia estrema. La signorina qui presente dice d'aver messo la prima cosa che ha trovato, ma le commediole americane insegnano quanto poco veritiera sia una simile frase. Non che mi serva un film per immaginarla nell'armadio che brancola fra le strade di Narnia per giorni alla ricerca del vestito, però rsulterebbe indelicato fare qualche battuta in proposito e tutto voglio meno che metterla in imbarazzo
-Immagino, sì.-
Asserisco dunque in un mormorio. Annesso, il ghigno che mi rende così tipico. In questa maniera liquido l'argomento-look e mi concentro sul duo viso. Quella bocca da baci che generalmente svela del rosa accennato, è stata trasfigurata in bocca da morsi le cui voluttuose tinte rosse lampeggiano, fungono da erotico allarme, decisamente lungi dai favolistici campanellini della solita Leroux.
Attratto come un ubriaco sul ciglio di un burrone dal burrone stesso, dondolo su quelle labbra nel vano tentativo di non far notare lo stato ebete in cui sono piombato. Risucchiano e schiaffeggiano affinché tu non guardi nulla al di fuori di loro e del loro sanguigno danzare. E' una copertura avvenente della quale la fanciulla si avvale e mi confonde come se stesse sparpagliando un mucchio di carte su un tavolo. Non sono abituato e, per quanto la mia presunzione possa essersi fatta un'idea sul perché si sia conciata così, continuo sul filo dell'ingenuità. Ingenuità che sempre ho avuto nascosta da qualche parte e che, da quando mi sono svegliato, ha indubbiamente preso piede nel mio essere.
Insomma, come una lucente donnina da granuloso spot della Coca Cola mi fa accomodare e mi invita a darle il mio giubbotto.
-Avrei indossato il montgomery se avessi saputo di dovermi imbattere in una Jude così elegante.-
Spiego scrollando le spalle, mentre sfilo l'indumento con una certa attenzione. Con entrambe le stampelle in una mano, allungo l'altra contenente il chiodo in pelle. A questo punto, mi rendo conto della paresi facciale che affligge la padrona di casa: non so da quanto, sta sfoggiando un occhio rigorosamente chiuso. Abituata a seguire l'etichetta, ammicca ben intenzionata a non smettere prima di quando sarà il caso senza rendersi conto che avrebbe dovuto farlo almeno venti secondi fa.
Immobile nella mia posa plastica, mi lascio sfuggire una risata discreta, che in breve s'affievolisce lasciando spazio ai postumi di un sorriso.
Abbandono i miei sostegni più sicuro di poter camminare da solo all'interno di una casa e così mi avvicino a lei.
-Ti ho sputato in un occhio e non me ne sono accorto? Perdonami!-
E così dicendo, la sfotto dolcemente poco prima di posarle la mancina su un fianco ed abbandonare un bacio sulla guancia. Un sospiro e mi lascio andare contro una parete. Da quest'angolazione, mi viene fornita una prospettiva tutta nuova della piccola J. ed è così che mi accorgo di un dettaglio. Deglutisco fissandole il centro della schiena, quello che le scapole sembrano voler raggiungere senza successo alcuno. Con una lieve spinta del bacino torno sulle suole delle mie Clarks e mi paro dietro il suo figurino esile.
-Per.. permetti?-
E quando mai avrei balbettato? Quando mai avrei indugiato, in qualsiasi altro momento della mia vita? Con una qualsiasi altra persona? La mancina ancora fredda di passeggiata, si posa sulla pelle della francesina, increspandola appena. Con l'altra, delicatamente pinzo la lampo fra indice e pollice, poi tiro su, a malincuore.
-E... cco. Ecco, sì.-
 
Top
Judie#
CAT_IMG Posted on 1/1/2014, 17:06




L'occhio, l'occhio, l'occhio... l'ho tenuto chiuso per troppo tempo, ma temevo che, strizzandolo soltanto per pochi secondi, Jude non notasse la mia aria palesemente provocatoria e da femme fatale. Invece ho sbagliato tutto, il mio benvenuto è stato a dir poco disastroso e lui... si sente in imbarazzo perché mi sono vestita in maniera troppo elegante e appariscente. Un disastro su ogni fronte, e pensare che avevo programmato il pomeriggio e la serata per filo e per segno: noi due sul divano a sorseggiare un rosso pregiato, un vinile di sottofondo e tartine al caviale come aperitivo. La mia risata cristallina che si scioglie al cospetto dei suoi occhi magnetici e che muore sul suo sorriso così naturale.
Il suo sorriso. I suoi occhi. Sono così profondamente innamorata di lui che non sarei capace a esprimere il mio sentimento come vorrei. Sempre se lui è realmente interessato a me, visto che credo mi ritenga soltanto una buona amica, di certo non all'altezza di tutte le ragazze che ha frequentato. Troppo ingenua, troppo fanciullesca, troppo lontana dal suo mondo. E' un disastro. Naturalmente non avrò mai il coraggio di affrontare il Discorso con lui, quindi proverò a conquistarlo, nella speranza che i miei atteggiamenti siano sufficientemente ammalianti da irretirlo. Ma ci credo ben poco, sono onesta.

Cercando di rimanere calma il più possibile, mi perdo completamente nelle curve delle sue labbra. Le fisso istintivamente per poi rendermi conto di aver fatto un'altra gaffe, L'ennesima. Fortunatamente Jude mi toglie dall'imbarazzo e, dopo aver detto le prime parole di rito, liberandosi del giacchetto e delle stampelle, mi assale dolcemente alle spalle accingendosi a tirare su la zip del tubino. Non ricordavo di averla lasciata aperta, ma, probabilmente, per colpa della fretta, ho trascurato anche questo dettaglio. Nel momento in cui le sue mani entrano in contatto con la mia pelle diafana, un brivido mi percuote la schiena costringendomi ad arcuarla, un po' come fanno i gatti quando vogliono le fusa. Trattengo con enorme fatica un sussurrato gemito e sorrido incredula mentre il mio dolce ospite non può scorgere il mio volto gongolante. Purtroppo il contatto si interrompe più velocemente di quello che vorrei, quindi mi ritrovo nuovamente a dover fronteggiare il mio essere tremendamente impacciata circa le questioni amorose. A onor del vero non ho una grande esperienza, anzi, non ho proprio mai avuto esperienze di nessun tipo, quindi non ho un gran metro di paragone, ma mi sento sufficientemente agitata per poter dire che ora, in questo preciso momento, farei di tutto per mettere Jude a suo agio e per poterlo compiacere. Guardandomi dall'esterno, so che sarei terribilmente ridicola.

Girando lentamente su me stessa, gli dono un piccolo sorriso e abbasso gli occhi verso il basso, imbarazzata. Sistemo una ciocca di boccoli ribelli dietro l'orecchio e continuo a guardare il pavimento. O meglio, i grandi piedi di Jude; ha una scarpa slacciata e di certo non sarebbe auspicabile vederlo cadere a terra mandando a monte tutta la nostra serata.
- Jude, p... permetti? -
Che faccio? Balbetto anch'io? E da quando? Io, la ragazza sofisticata che non concede neanche uno sguardo ai passanti che ammiccano verso il mio figurino, che parla solo di rado e che ride solo se forzata, sempre composta, impeccabile e ordinaria. Io? Seriamente?
Senza lasciar trapelare le mie intenzioni, mi chino con troppa irruenza posando entrambe le ginocchia a terra. Con il capo chino verso il basso, focalizzo le mie attenzioni su quei lacci maledetti, li stringo e li lego con doppio nodo. Dopodiché mi alzo urtando goffamente contro... (ginocchio? Interno coscia? Non lo so e non lo voglio sapere) ... qualcosa, sgancio un altro sorriso e gli faccio strada verso la cucina perfettamente linda e superaccessoriata. Ieri pomeriggio ho comprato robot, frullatori, macchinette e altri attrezzi di cui ignoro totalmente la funzionalità, ma che gli faranno sicuramente credere che sono diventata una ragazza organizzata, una perfetta Donna di Casa. Surgelati? Fandonie, quei tempi sono passati. Goodbye, bitches!

- Allora. - esordisco incrociando le braccia all'altezza del petto - Pensavo ad un menù del genere, qualcosa di semplice ma efficace: risotto con pere, taleggio e aroma agli agrumi, costolette di maiale in salsa agrodolce su letto di insalata, aceto balsamico, pinoli e uva passa, sachertorte come dolce e come contorno patate arrosto gratinate con besciamella alla francese e noce moscata. Ah e poi ovviamente gli antipasti. Avevo pensato a dei vu le vant con patè di salmone, caviale, salsa tartufata (che prepareremo noi grattuggiando un tartufo fresco appena comprato), e... un tris di formaggi con miele e pere. -
Se ho ripetuto l'elenco a memoria dieci volte prima di aprire la porta? Assolutamente sì. Ci tengo a fare bella figura.
- Ci mettiamo all'opera? - domando in procinto di sganciare un altro occhiolino, ma ho paura di tenerlo chiuso per troppi secondi, quindi, blocco la palpebra a metà, la lascio leggermente oscillare, e la riapro.
Trattenendo tanti "uhuhu! Che giuoia!", prendo dal gancio appeso vicino alla lavatrice due parannanze; la mia è rossa e merlettata, comprata per l'occasione. Quella di Jude, invece, è blu con spesse righe verdi.
La indosso e mi avvicino a lui, infilandogliela per il collo e legandola attorno ai suoi fianchi con un sapiente contatto fisico... molto ravvicinato, ecco. Non mi sono messa alle sue spalle, ma ho cominciato ad allacciare e annodare premendo il mio petto contro il suo e lavorando alla cieca.

Inclino la testolina verso destra, sorrido sperando di risultare il più sgraziata e provocante possibile e mi mordicchio il labbro inferiore eseguendo dei micromovimenti con il volto.
Mi sento coraggiosa, credo in me stessa! E quindi? Faccio una marshallata: ammicco e alzo leggermente il mento. Questa volta lo faccio bene. O almeno, spero.
 
Top
3 replies since 8/12/2013, 15:46   69 views
  Share