- BARBARA?! Ti rendi conto di quello che hai combinato? -
- No, signorina Leroux. -
- Il vaso con i tulipani non si trovava al centro del tavolo, ma leggermente spostato verso sinistra. E deve sempre trovarsi al centro. Sopra il centrotavola. Capisci? CAPISCI?! -
Certo, che non capiva. Non era lei quella che aveva un appuntamento che tra
sole cinque ore con il proprio omonimo. Non era lei quella che vedeva la sua casa perennemente imperfetta, sporca e disordinata nonostante l'enorme lavoro di ripulitura complessiva. Non era lei quella che doveva ancora decidere il vestito da indossare, i piatti da cucinare, i gioielli e gli accessori da aggiungere per rendersi più bella e gradevole possibile.
No, non era lei. Barbara avrebbe concluso il suo lavoro per le dodici in punto e la sua più grande preoccupazione, nel tornare a casa, sarebbe stata quella di riuscire a trovare parcheggio vicino al suo abitacolo. Poi avrebbe passato il resto della giornata sul divano a guardare la sua telenovela preferita. Io, invece, sono tre giorni che mi agito, rispondo male a chiunque mi capiti a tiro e sono... tremendamente isterica, sì. Ok, ammetto di aver esagerato e di aver alzato un po' troppo i toni con Barbara, ma cavolo, perché non ha ancora imparato a mettere il vaso di fiori nel punto che ho sempre desiderato? Non voglio fare brutte figure con Jude e di certo, vedendo un vaso fuori posto, potrebbe pensare che non sono una ragazza seria, che sono caotica e disordinata e che non sono capace a prendermi cura di altri esseri viventi.
Dunque, dopo averle fatto svolgere le sue mansioni, l'ho mandata via ritornando nella mia nuvoletta di solitudine e paranoie.
Non è una questione di apparenza, lo so bene. Non voglio neanche mostrarmi per quello che non sono, né rendere incredibilmente superficiale quest'incontro. Il fatto è che ci tengo. Ci tengo e sono quindi maniacale e pretendo che tutto vada bene, che il mio Jude si possa sentire a suo agio e che io... possa essere alla sua altezza. Ho già subito un fallimento in gioventù, questa volta non mi posso permettere di sbagliare in nessun modo o mi mangerò le mani per il resto della mia vita. Non sono mai stata una femme fatale, né una provocatrice, quindi so già di partire da una posizione di netto svantaggio.
Sono agitata. Ho la sensazione di poter combinare un disastro. Temo di essere inadeguata.
***
Nel momento in cui il campanello della porta ha cominciato a suonare, il mio piedino bagnato è appena uscito dalla doccia per posarsi sul tappetino del bagno. Ebbene: sono le quattro e mezza e non sono ancora pronta. Ho perso svariato tempo per la scelta del vestito, mi sono concessa una doccia filosofica e ho completamente perso la cognizione del tempo.
- Uoddiu! - mormoro a denti stretti gettando a terra l'accappatoio bagnato cominciando ad asciugarmi il corpo il più rapidamente possibile. Fortunatamente i capelli sono già sistemati: i boccoli cascano morbidi fin sotto le spalle, precedentemente sistemati grazie all'ausilio della piastra. Lo smalto ai piedi e alle dita c'è. Il vestito pure. Ora devo soltanto indossare tutto nel giro di qualche secondo.
Panico.
- ARRIVOOOOO! - urlo acciuffando al volo la biancheria. Entro nell'abito, indosso le decoltè, mi cospargo di un litro o poco più di Chanel, sistemo i capelli, mi guardo allo specchio, mi trucco al volo sbavando il mascara, ripulisco, ripasso, metto un rossetto decisamente troppo provocante per la mia persona e faccio schioccare le labbra, sistemo le pieghe dell'abito, controllo che tutto sia sotto controllo e mi scapicollo per raggiungere la porta. Fortunatamente non mi so truccare, quindi tutto quello che ho messo è stato solo un po' di matita, un rossetto e un mascara. Fortunatamente i capelli li avevo già sistemati prima. Sfortunatamente ho dimenticato di indossare il reggiseno.
- UN SECONDO! - urlo in preda alla disperazione.
Raggiungo nuovamente il bagno, sfilo le spalline, indosso il reggiseno e ricomincio a correre rischiando una slogatura di caviglia a causa del mio tacco dodici. Ah, già, non ve l'ho detto: l'abito che indosso è da cocktail. Lungo fin sopra le ginocchia, nero e merlettato, con una scollatura a cuore e un nastrino attorno alla vita. In una sola parola: assolutamente lontano dal mio stile. Inconsapevolmente, è capace di rendermi più provocante di quello che sono veramente ed è proprio questo l'effetto che voglio ottenere, perché sono stufa di essere scambiata ancora per una minorenne.
Con un saltello raggiungo la porta. Respiro forte, controllo dallo specchio sul retro di essere completamente apposto e cerco di regolarizzare il respiro. Calma, è solo un incontro. Lo supererai egregiamente.
Faccio scattare la maniglia.
- Jude! - sorrido istintivamente verso di lui aprendo le braccia e avvicinandomi a lui per baciargli le guance
- Perdonami per averti fatto aspettare. Ho indossato... la prima cosa che ho trovato. - affermo con assoluta certezza dopo aver passato due ore e trentotto minuti di fronte all'armadio provando diversi cambi di look.
L'obiettivo è uno solo: assomigliare a Brigitte, la protagonista rubacuori della telenovela di Barbara. Di conseguenza, con
assoluta nonchalance, appoggio il braccio destro sul muro e il sinistro lo lascio scendere lungo il corpo, certissima di aver assunto una posizione particolarmente sexy, anche se, molto probabilmente, assomiglio ad un barboncino su due zampe.
- Prego, accomodati. - aggiungo cambiando improvvisamente posizione e facendogli spazio per potergli permettere di entrare
- Fa come se fossi a casa tua. Il cappotto... puoi darlo a me, grazie. -Quindi, come da manuale, in attesa del giaccone, strizzo l'occhio verso di lui. In realtà lo sto tenendo chiuso da diversi secondi. Non so quanto debba star chiuso.
Che faccio, lo riapro?